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Ansia da separazione nei bambini e negli adolescenti: cos’è e quando intervenire

ansia bambini

Il disturbo dansia da separazione è caratterizzato da un eccessivo timore del bambino ad allontanarsi da casa e separarsi dai genitori o altri adulti di riferimento. Tale paura, oltre ad essere eccessiva e persistente da almeno 4 settimane, risulta anche inappropriata rispetto allo stadio di sviluppo del bambino e capace di limitare le normali attività quotidiane: i bambini potrebbero rifiutarsi di andare a scuola o recarsi da un parente, ad esempio. Inoltre, in molti casi, si sperimenterebbe ansia e agitazione anche solo prefigurandosi mentalmente l’allontanamento (ansia anticipatoria).

I criteri diagnostici

Secondo l’ultima edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5-TR) per una diagnosi di Disturbo d’Ansia di Separazione vanno soddisfatti tre o più dei seguenti criteri:

  1. Ricorrente o eccessivo disagio quando ci si allontana o si prevede una separazione da casa o dalle principali figure di attaccamento;
  2. Persistente o eccessiva paura di perdere le figure di attaccamento o che accada loro qualcosa di brutto;
  3. Persistente o eccessiva paura di imprevisti che possano allontanare dalle figure di riferimento (perdersi, essere rapito, incidenti, ecc.)
  4. Rifiuto di uscire di casa per andare a scuola o altrove per paura della separazione;
  5. Riluttanza a restare da soli o senza le principali figure di attaccamento a casa o in altri ambienti;
  6. Rifiuto di dormire fuori casa o senza avere vicino le principali figure di attaccamento;
  7. Ripetuti incubi che implicano il tema della separazione;
  8. Ripetute lamentele di sintomi fisici (mal di testa, dolori di stomaco, nausea, vomito) quando si prevede la separazione.

Le cause

Il Disturbo d’Ansia di Separazione potrebbe svilupparsi in seguito ad un particolare evento stressante nella vita del bambino (la morte di un genitore, di un animale domestico o di un parente, la malattia di un familiare, un episodio di ospedalizzazione, un cambio di scuola, di residenza o a seguito di una separazione/divorzio). Anche una iperprotezione familiare e un atteggiamento ansioso da parte di uno dei due genitori potrebbe predisporre il bambino a vivere con ansia la realtà che lo circonda. Alcuni studi evidenziano anche una componente genetica ed ereditaria in questo tipo di disturbi.

Come riconoscere l’ansia da separazione? I sintomi principali

I sintomi principali riguardano sia la sfera fisica che quella cognitiva e comportamentale:

  • I sintomi fisici possono essere mal di pancia, vertigini, battito cardiaco accelerato, respiro corto, sudorazione, ecc. Negli adolescenti sono molto più comuni mal di testa, palpitazioni, sensazioni di mancanza d’aria e attacchi di panico.
  • I sintomi cognitivi riguardano invece l’oggetto della preoccupazione del bambino: non essendoci ancora la capacità di motivare le proprie paure, i bambini più piccoli potrebbero condividere i loro pensieri negativi rifiutandosi semplicemente di svolgere le attività che predispongono ad un allontanamento dai propri genitori, senza però dare giustificazioni più precise. I bambini più grandi e gli adolescenti, invece, tendono a identificare le loro preoccupazioni come qualcosa di “brutto” che potrebbe accadere a loro o ai loro genitori.
  • I Sintomi comportamentali si riferiscono alle manifestazioni dell’ansia nel comportamento visibile. In genere, i più piccoli piangono, si disperano, si arrabbiano prima o durante l’episodio di separazione, rifiutandosi di svolgere qualsiasi attività. Gli adolescenti, invece, potrebbero rifiutarsi di dormire fuori casa, rimanere a casa da soli, andare in gita o uscire da soli, ecc.

Quando preoccuparsi?

Avere ansia per l’allontanamento dai propri adulti di riferimento è sano e adeguato nel normale sviluppo del bambino almeno fino ai 6 anni. Intorno agli 8 mesi i bambini cominciano a sperimentare la paura dell’estraneo e questo fa sì che cerchino maggiormente la presenza del genitore. Tra i 18 e i 24 mesi, nonostante il bisogno crescente di esplorare il mondo, i bambini sentono sempre l’esigenza di ritornare dai propri genitori alla ricerca di rassicurazioni e sicurezza. Questa modalità perdurerà per diversi anni, fintanto che il bambino non si sentirà sicuro di esplorare l’ambiente, certo che i suoi genitori saranno sempre lì ad accoglierlo.  Quando invece subentra l’ansia da separazione questa rende ogni piccola e breve separazione faticosa e stressante per i genitori e per il bambino: l’ansia, infatti, diventa eccessiva e inadeguata e il bambino sente di non potersi distaccare dai propri genitori per alcun motivo.

Come diagnosticare l’ansia da separazione?

La diagnosi di disturbo d’ansia da separazione è basata sull’anamnesi e sull’osservazione/descrizione delle scene di separazione al neuropsichiatra o allo psicologo psicoterapeuta di riferimento. Verranno considerati i criteri previsti dal DSM 5 ed eventualmente la somministrazione di test specifici per l’infanzia. Le manifestazioni devono essere presenti da almeno 4 settimane e causare disagio significativo o deficit del funzionamento (ad esempio, i bambini non sono in grado di partecipare ad attività sociali o scolastiche adeguate all’età).

Come intervenire? L’importanza di rivolgersi ad un centro specializzato

Curare l’ansia da separazione prevede un intervento psicoterapeutico individuale e familiare sia sul piano cognitivo che comportamentale. La presenza dei genitori risulta necessaria e importante, non solo per aumentare la fiducia e la compliance del bambino rispetto all’intervento, ma anche per fornire loro strumenti utili per la gestione dei comportamenti ansiosi. Intervenire su più piani risulta necessario per aiutare il bambino a crescere in modo sano, in quanto l’ansia tende a ripresentarsi anche in età adolescenziale e in età adulta sotto varie forme. Un’altra particolarità del nostro centro è quella di dare la possibilità ai pazienti di potersi avvalere di un’unica struttura nel caso vi fosse la necessità di richiedere una consultazione di tipo neuropsichiatrica infantile, ad esempio, in modo da poter risolvere esigenze più particolari in tempi rapidi.

L’ambulatorio di Psicologia del Centro Medico Petrazzuoli è a vostra disposizione per qualunque dubbio o necessità, contattateci con fiducia.

Articolo scritto da:

Dott.ssa Immacolata Zarrella

Psicologa Psicoterapeuta


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Domande e Risposte frequenti

Cosa può fare il genitore quando il bambino non vuole andare a scuola?

Nel caso la resistenza ad andare a scuola perduri da più di un mese, il bambino fa chiamare a casa e si dispera senza alcuna possibilità di consolazione, risulta necessario intervenire tempestivamente chiedendo aiuto ad uno specialista. In genere, accusare il bambino o minimizzare il suo vissuto farà sì che tenderà a spostare la sua ansia su sintomi fisici. Provate a essere tranquilli e spiegate al bambino cosa gli sta succedendo. Intanto, coinvolgere la scuola per un rientro graduale e una sensibilizzazione del corpo docente.

È meglio non dare importanza alle manifestazioni d’ansia?

È importante che al bambino venga spiegato cosa sta provando. Dare un nome a tutto quello che provano li tranquillizza. Possiamo tranquillamente spiegare al bambino cos’è l’ansia, che non è pericolosa, che ha una durata limitata e che molto spesso si attiva anche solo attraverso un pensiero che non è detto che si avveri! Anzi, questi pensieri a volte gli fanno credere cose che non accadranno mai, ma è importante che il bambino li condivida per rassicurarlo al meglio. Se minimizziamo il problema il bambino non si sentirà capito e non ne parlerà facilmente. Premiamo anche i più piccoli sforzi e rassicuriamolo con calma.

Potrebbe funzionare fare un piano della giornata?

Preparare i bambini, spiegando loro il piano della giornata è molto efficace e rassicurante. i bambini sentono di poter aver un miglior controllo sugli eventi e di riuscire a gestirli meglio. Intervenire su più fronti è necessario per aiutare il bambino a smussare l’atteggiamento ansioso e fornire a lui e alla sua famiglia strategie per tollerare i cambiamenti, anche per il futuro, per questo risulta necessario coinvolgere uno specialista che possa aiutare il sistema familiare a lavorare su più dimensioni.

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