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Immunoterapia specifica per allergia, un valido alleato

L’immunoterapia specifica per l’allergia, più nota come vaccino antiallergico, è un trattamento utilizzato per curare specifici tipi di allergie. Si tratta di una terapia che prevede la somministrazione, al paziente affetto da questo disturbo, di quantità precise dell’allergene sulla base della sensibilità riscontrata, quantità che dovranno in seguito essere progressivamente aumentate secondo una precisa modalità.

Immunoterapia specifica per allergia: di che cosa si tratta

L’immunoterapia specifica per allergia, chiamata anche ITS o più semplicemente vaccino antiallergico, è un protocollo medico efficace nel trattamento dell’asma, della rinite di tipo allergico ed anche nell’allergia al veleno di insetti come vespe, calabroni, api. Come abbiamo già anticipato, il vaccino antiallergico viene somministrato in quantità crescenti (con l’allergene cui la persona è sensibile), fino a raggiungere la quantità massima di allergene tollerato, detta dose di mantenimento, che deve essere data a cadenza regolare.

Ogni dose di vaccino, oppure ogni compressa o goccia che si somministra in modo sublinguale, contiene quindi una piccola quantità di allergene, la sostanza che scatena l’allergia nel paziente. Tali sostanze sono dosate nella quantità idonea ad attivare il sistema immunitario della persona, senza peraltro avviare i classici sintomi della temuta reazione di tipo allergico. Il medico, secondo una precisa sequenza temporale, incrementa la dose dello specifico allergene contenuto in ogni singola applicazione e questo permette all’organismo di abituarsi in modo graduale alla carica degli allergeni, sviluppando una sorta di desensibilizzazione.

Questo protocollo era già conosciuto all’inizio del 1900 ma soltanto negli ultimi venti anni è stato studiato con più rigore per poterne testare la reale efficacia e validità.

Immunoterapia specifica per allergia: in quali casi è indicata

L’immunoterapia specifica per l’allergia o vaccino antiallergico è particolarmente indicata se si è in presenza di:

  • forme gravi di allergia che possono mettere in pericolo la vita della persona che ne soffre, come per esempio le punture di insetti (api, vespe o calabroni);
  • forme di allergie che non possono essere gestite con l’utilizzo dei classici farmaci tipici, un esempio sono le forti allergie di tipo stagionale;
  • forme di allergie che non permettono di sottrarsi all’allergene o di limitare esposizione e contatto, come nel caso di allergia ai peli del cane/gatto o alla polvere.

Tramite l’immunoterapia specifica il sistema immunitario del paziente può quindi sviluppare, in modo graduale e progressivo, una sempre maggiore tolleranza all’allergene, puntando allo scopo ultimo di diminuire il più possibile la forza e la gravità dei sintomi.

L’immunoterapia, dunque, può essere valutata come l’unico protocollo in grado di operare non soltanto sui sintomi dell’allergia ma anche sulle sue cause. Attualmente il vaccino antiallergico viene largamente impiegato per i trattamenti della rinite di tipo allergico dovuta al polline e agli acari della polvere. Si è notato che il beneficio fornito da questo tipo di terapia dura nel tempo e risulta valido addirittura per circa sei anni dopo aver sospeso la somministrazione.

Immunoterapia specifica per allergia: in quali casi è sconsigliata

Il vaccino antiallergico è però sconsigliato se siamo in presenza di uno dei casi sotto elencati:

  • patologie gravi di tipo immunologico, patologie croniche a carico del fegato, presenza di tumori;
  • particolari condizioni psicologiche o sociali dove non c’è la possibilità di attuare una corretta forma di monitoraggio;
  • forme di asma non gestibile.

A che età è possibile somministrare l’immunoterapia specifica per l’allergia

La soglia minima in cui è possibile cominciare il trattamento vaccinale antiallergico non è ancora stata definita con precisione ma in genere gli studi effettuati hanno valutato che può essere somministrata ai bambini oltre i 5/6 anni di età. Tale decisione è motivata dal fatto che i piccoli pazienti, a questa età, possono rispondere positivamente al protocollo e c’è la possibilità di gestire con maggiore efficacia eventuali reazioni per gli effetti collaterali.

L’immunoterapia specifica per allergia deve essere vietata alle pazienti che sono in gravidanza. Se però la paziente aveva già iniziato il trattamento e resta in stato interessante durante il protocollo di somministrazione e non presenta alcun effetto collaterale significativo, si può proseguire con la terapia. Chiaramente se si desidera una gravidanza sarà opportuno parlarne con il medico e pianificare l’evento con la massima attenzione.

La funzione dell’immunoterapia specifica per l’allergia

L’immunoterapia specifica per l’allergia, ovvero il vaccino antiallergico, è da ritenersi valida per gestire eventuali sintomi causati da:

  • allergie di tipo stagionale: asma (stagionale allergica), rinite allergica, allergie al polline degli alberi o dell’erba, in particolare quando i comuni farmaci antiallergici utilizzati di frequente (spray nasale a base di cortisone, collirio con antileucotrieni, farmaci antistaminici di tipo orale e spray orale a base di cortisone per l’asma) non riescono a contrastare adeguatamente i sintomi, infatti adottare l’immunoterapia offre, in questo caso, buone opportunità di riuscita nella gestione del disagio;
  • nel caso di allergeni perenni, infatti quando la persona percepisce i sintomi durante tutto l’anno molto probabilmente ha sviluppato sensibilità agli allergeni tipici degli ambienti chiusi (muffe, acari della polvere, scarafaggi);
  • nel caso di punture di insetti, dove la risposta allergica causata dalle punture di insetti può riguardare calabroni, vespe e api (l’efficacia del trattamento per quanto riguarda le vespe è del 98% mentre per le api abbiamo un 90% circa), e in questi casi la terapia sarà utilizzata sui pazienti che sono a rischio di gravi reazioni allergiche o di shock anafilattico;
  • comprovata allergia verso gli animali, e anche se chiaramente in un caso come questo evitare contatto e esposizione è senza dubbio la migliore strategia di tipo preventivo, quando la forma allergica è molto forte e non si riesce a gestirla tramite i farmaci oppure se si incorre in contatti con gli allergeni in modo occasionale, ricorrere alla vaccinazione è senza dubbio l’opzione migliore.

In quali casi l’immunoterapia specifica per l’allergia risulta inutile

Ci sono una serie di casi in cui il vaccino antiallergico risulta meno efficace:

  • nei casi di poliallergie, cioè in presenza di allergie dovute a più fattori, poiché la terapia è opportuna soltanto quando è possibile determinare con precisione l’allergene che la origina, come per esempio le piante graminacee le quali sono maggiormente responsabili dei vari sintomi allergici più comuni come gli starnuti, il naso che gocciola o la lacrimazione; In questi casi si possono colpire gli allergeni che creano i maggiori fastidi;
  • in caso di allergie di tipo alimentare, al momento non sono state approntate strategie valide per eliminare la sensibilità agli allergeni di tipo alimentare, infatti attualmente gli studi hanno evidenziato che i rischi di una immunoterapia su questo tipo di allergia può produrre più rischi che benefici;
  • verso particolari forme di rash cutaneo, relative ad eczemi o orticaria di tipo cronico.

Possibili complicazioni nella somministrazione dell’immunoterapia specifica per allergia

In genere la persona cui viene somministrato il vaccino antiallergico non riscontra disagi o problemi. Dal momento che nella dose somministrata è presente lo stesso tipo di allergene che causa l’allergia, possono comunque comparire reazioni fondamentalmente di due tipi:

  • risposta allergica di tipo locale: si tratta di un tipo di reazione piuttosto comune e solitamente circoscritta al solo gonfiore e arrossamento nel punto in cui è stata fatta l’iniezione. Questi sintomi possono comparire o subito dopo la puntura o anche dopo alcune ore, ma in genere spariscono entro poco tempo;
  • risposta di tipo sistemico: si tratta di una reazione piuttosto infrequente che coinvolge tutto il corpo o uno specifico gruppo di organi. In genere i sintomi sono leggeri e hanno una risposta rapida ai farmaci. Possono essere i classici starnuti, una reazione cutanea tipo orticaria o il comune naso chiuso. Nel caso di reazioni più importanti abbiamo gola gonfia, episodi di asma o chiusura delle vie respiratorie;

Decisamente più rare sono risposte sistemiche di tipo grave definite “anafilassi” come ad esempio lo shock anafilattico, caratterizzate da reazioni come:

  • forte gonfiore della gola;
  • respirazione caratterizzata da sibilo;
  • senso di nausea;
  • capogiri;
  • sensazione di peso sul petto.

In genere le risposte anche gravi si manifestano nell’arco di circa trenta minuti dalla somministrazione del vaccino. Per questo il suggerimento è quello di fermarsi all’interno del laboratorio medico dopo aver ricevuto il vaccino poiché il medico specializzato o allergologo può agire in modo tempestivo e con successo nel caso dovessero verificarsi problemi anche di grave entità.

Se le reazioni di tipo grave dovessero comparire una volta che il paziente si trova già fuori dallo studio medico, sarà necessario raggiungere subito il pronto soccorso più vicino.

Effettuare regolarmente le somministrazioni dell’immunoterapia specifica per l’allergia, senza ometterne nessuna, consente di ridurre in modo consistente la possibilità di incorrere in reazioni gravi.

Se si è optato per la somministrazione di tipo sublinguale, il rischio che si manifestino risposte di tipo grave o addirittura pericolose è molto meno probabile, ecco perché questa modalità di assunzione può essere effettuata anche a casa del paziente piuttosto che nell’ambulatorio medico.

Immunoterapia specifica per allergia: accertamento preliminare e preparazione del paziente

Se l’allergologo stabilisce che la persona allergica può ricevere la vaccinazione, prescriverà per sicurezza alcuni altri esami di laboratorio che possono essere:

  • test cutaneo di verifica (prick test) per avere certezza della reazione allo specifico allergene che dovrà essere somministrato;
  • in alcuni casi anche un esame del sangue per individuare il tipo di anticorpi che causano la reazione di tipo allergico.

Per quanto riguarda il test cutaneo, si procede applicando sulla pelle del paziente una minima porzione dell’allergene che si sospetta sia responsabile dell’allergia. Il medico quindi, graffierà delicatamente la zona interessata e la terrà sotto osservazione per circa una ventina di minuti. L’eventuale comparsa di arrossamento e gonfiore saranno la conferma che il paziente è allergico alla sostanza somministrata.

Il medico poi farà anche un’accurata anamnesi con esame della situazione personale del paziente dal punto di vista fisico tenendo conto della sua storia clinica. Sarà inoltre fondamentale che eventuali situazioni di pressione alta o eventi asmatici siano entrambi nella norma o sotto controllo prima di dare corso al protocollo vaccinale.

Immunoterapia specifica per allergia: le modalità dell’iniezione

Come specificato in precedenza il vaccino con iniezione sottocutanea è in genere la modalità più diffusa per l’immunoterapia specifica per l’allergia e consiste in una puntura che contiene l’allergene responsabile della reazione allergica del paziente. Normalmente si effettua nella zona alta del braccio.

Al momento dell’iniezione sarà importante che il paziente informi il medico del suo stato di salute (se non si sente bene e specialmente se è asmatico) e se ha riscontrato delle reazioni specifiche subito dopo la precedente iniezione.

Quando si inizia il protocollo (detta fase di induzione) le punture vengono solitamente effettuate a cadenza ravvicinata a intervalli di circa una settimana e le dosi sono aumentate in modo progressivo. Il trattamento si svolge nell’arco di 3 o 6 mesi.

Non appena si raggiunge la cosiddetta dose “obiettivo” il medico comincia il periodo detto di “mantenimento” che prevede una frequenza minore nella somministrazione che avverrà ogni 2/4 settimane e che si prolungherà per almeno 2 anni, anche se sarà comunque l’allergologo a decidere per la durata effettiva della terapia.

Una volta effettuata l’iniezione il paziente dovrà attendere almeno trenta minuti all’interno del centro medico per consentire all’allergologo di monitorare la situazione e di poter intervenire nel caso si presentassero reazioni avverse. Per pazienti con necessità specifiche potrebbe essere necessario affiancare alle prime somministrazioni del vaccino (almeno durante i primi mesi), anche del cortisone per gestire meglio eventuali sintomi.

Immunoterapia specifica per l’allergia: somministrazione sublinguale del vaccino

La somministrazione del vaccino antiallergico tramite soluzione spray sublinguale, gocce o compresse consiste normalmente nell’assunzione giornaliera delle dosi in crescendo e porta molto di rado reazioni collaterali degne di nota. Ciò consente di poter fare il vaccino anche al proprio domicilio. Tuttavia è consigliabile ricevere almeno le prime dosi presso nel laboratorio di allergologia così da essere monitorati dal medico che ne controlla la tolleranza. Il protocollo sublinguale ha ottimi risultati e non presenta effetti degni di nota.

Quanto dura il protocollo di vaccinazione per l’immunoterapia specifica per allergia

Di norma la vaccinazione tramite iniezione prevede un protocollo che duri dai 3 ai 5 anni e deve avere la durata minima di un anno dalla effettiva manifestazione del beneficio e dal comprovato consolidamento che evidenzia come siano migliorati i sintomi.

In merito alla somministrazione in modalità sublinguale, adottata più di recente, non vi sono attualmente dati utili a verificarne l’effettiva funzionalità. Il protocollo dura per un lasso di tempo che va da 2 mesi a 5 anni ma in genere si va da un minimo di 1 anno al suggerimento di effettuare la somministrazione perlomeno per 2 anni.

Vi sono dei nuovi vaccini, effettuati tramite iniezione, che consentono la desensibilizzazione in modo più rapido, con un protocollo breve di 4 punture da farsi almeno 3 o 4 settimane prima dell’arrivo del periodo dei pollini. Tali vaccini danno buon esito a fronte di pochissimi effetti collaterali. Questa modalità risulta valida anche nei casi di allergia alla polvere o agli animali.

Valutazione degli esiti dell’immunoterapia specifica per l’allergia

Nonostante la vaccinazione contro l’allergia dia ottimi risultati, i sintomi causati dalla reazione allergica non svaniscono velocemente.

Ciascun paziente risponde in modo diverso alla terapia vaccinale anche se molto è dovuto al tipo di protocollo utilizzato e alla sua durata. Il percorso relativo al trattamento dunque, ha necessità di essere pianificato con attenzione da parte dell’allergologo al fine di individuare la migliore strategia che tenga conto dell’efficacia della terapia ma anche della risposta ad essa da parte del paziente.

A questo scopo potrebbero essere richiesti sia esami del sangue sia test cutanei a cadenza periodica, per tenere sotto controllo la risposta organica del paziente.

In genere i sintomi subiscono un netto miglioramento nell’arco del primo anno di terapia ma il progresso più consistente avviene del corso del secondo anno. Nel corso del terzo anno di somministrazione un numero maggiore di pazienti ha testimoniato la completa desensibilizzazione all’allergia che l’affliggeva e afferma di non avere più reazioni di tipo allergico agli allergeni responsabili del loro disagio.

Ad alcuni anni dalla terapia vi sono poi alcuni pazienti che affermano di non avere più problemi anche se la terapia è stata interrotta mentre ve ne sono alcuni che devono continuare con il periodo di mantenimento per poter gestire meglio i sintomi.

Se non si ottengono dei risultati significativi, il motivo potrebbe essere causato da alcune cause specifiche:

  • è stata somministrata una dose non congrua di allergene con il vaccino;
  • presenza di allergeni non riscontrati nel corso dell’analisi iniziale;
  • massiva presenza di allergeni ad alti livelli nell’ambiente in cui il paziente vive o lavora;
  • importante esposizione a fattori scatenanti anche non allergici (ad esempio il fumo della sigaretta).

Il Centro Medico Petrazzuoli, grazie al proprio personale specializzato che opera all’interno del laboratorio di allergologia, è in grado di fornire ulteriori dettagli inerenti la vaccinazione contro le allergie e può seguire i pazienti in ogni fase del percorso relativo alla terapia di immunizzazione.

Articolo scritto da:

Centro Medico Petrazzuoli


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